Un ministero per il Mezzogiorno/A settembre un disegno di legge repubblicano

Ma quello del Sud è un problema di tutta l’Italia

di Francesco Nucara

La Cassa per il Mezzogiorno nacque negli anni ‘50 su un’idea di Pasquale Saraceno, confortata dal sostegno di Menichella e di altri economisti dell’epoca. Da questa idea, supportata dalle analisi della SVIMEZ nonché dall’impegno politico dei De Gasperi, La Malfa, Vanoni, ecc. si diede avvio all’Intervento Straordinario.

La Cassa è nata quindi come un istituto a tempo che doveva provvedere a riorganizzare il territorio meridionale, al fine di rendere appetibili investimenti per lo sviluppo industriale.

Durante i primi dieci anni l’Istituto è intervenuto soprattutto nel settore degli acquedotti e delle bonifiche e successivamente nel settore stradale; dal 1957 nel settore industriale con la legge per l’istituzione dei Consorzi di Sviluppo Industriale. Dagli anni ‘60 anche nel settore dell’educazione e formazione, con la costruzione di migliaia di scuole materne, la cui gestione fu affidata ad istituti religiosi o ai comuni.

Naturalmente in un territorio disastrato qual era quello meridionale del dopoguerra, qualunque iniziativa era indispensabile ed opportuna. Ai tanti detrattori di oggi consigliamo di riguardare i filmati di Mario Soldati su quel periodo.

Si parla di cifre faraoniche, e lo sono, per gli investimenti di cui ha usufruito il Mezzogiorno nel periodo 1951-1993, ma si omette di dire che quelle somme per la maggior parte erano sostitutive dell’intervento ordinario. Vedasi l’autostrada Napoli-Pompei, o la strada a scorrimento veloce Basentana o la superstrada che da Latina porta fino al mare, e potremmo continuare per un bel po’.

L’Intervento Straordinario è stato solo positivo? Niente affatto: ci sono state luci ed ombre. Dobbiamo distinguere l’Intervento Straordinario, i cui programmi erano decisi dal Governo e non dalla Cassa, in due periodi:

Il primo è quello che comprende gli anni dal 1951 al 1972-73, caratterizzato da un buon funzionamento ed importanti realizzazioni rispetto alle direttive governative. In quel periodo presidente per la Cassa per il Mezzogiorno era Gabriele Pescatore, mai abbastanza rimpianto per la sua impareggiabile opera di amministratore e di difensore assoluto dell’autonomia dell’Istituto rispetto alla politica.

Quando Donat Cattin, appena nominato Ministro per il Mezzogiorno, chiese di visitare gli uffici dell’Istituto e, con l’occasione, di presiedere il Consiglio di Amministrazione, Gabriele Pescatore rispose: "Felice di ospitarla, signor Ministro, ma lei non può presiedere il Consiglio di Amministrazione perché chi lo presiede c’è già". Altri tempi.

Nel secondo periodo, che arriva fino al ‘93 , non solo scade la qualità degli uomini posti dai governi alla guida dell’Ente, ma la politica entra a gamba tesa nella gestione.

A tutti i partiti viene assicurata la presenza in Consiglio di Amministrazione. Con la nascita delle Regioni (1970) si anticipa il cosiddetto federalismo ed il Consiglio viene completato con le rappresentanze regionali. Una specie di litigioso condominio che paralizza qualunque attività.

Ugo La Malfa non ebbe certo bisogno di aspettare la fine per consunzione della Cassa. Da Ministro del Bilancio propose di utilizzare l’immenso patrimonio tecnico della Cassa come struttura di sostegno al Ministero che in quel momento guidava. E’ bene ribadire ancora una volta che la Cassa per il Mezzogiorno era un organo tecnico e non un organo decisorio.

Fu il Governo ad affidarle compiti che esulavano dal ruolo per cui era stata creata. Furono tutti susseguenti a decisioni del Governo interventi fondamentali come la programmazione della realizzazione del porto di Gioia Tauro e del Quinto Centro Siderurgico (mai realizzato), quella del porto di Sibari, tecnicamente irrealizzabile. Vane furono le battaglie di Francesco Compagna nel primo caso e di Michele Cifarelli nel secondo.

Oggi si parla di rieditare una Cassa per il Mezzogiorno, ma datosi che si pensa solo ai nominalismi e non alla sostanza, la si vorrebbe definire Agenzia per il Mezzogiorno. Faremo contento il Ministro Calderoli, ma è utile ricordare che i disastri dell’Intervento Straordinario iniziarono proprio con la nascita dell’Agenzia per il Mezzogiorno, all’epoca sponsorizzata da socialisti e democristiani. Uno sportello bancario, si diceva, e senza controlli "burocratici". Fu così che finì l’Intervento Straordinario. Se si coinvolgeranno le Regioni nella realizzazione delle infrastrutture, avremo finito prima di incominciare. A meno che non siano proprio questi i desiderata.

Il problema non è lo strumento, bensì l’uso che di esso si vuole fare. Nel 2004 Giorgio La Malfa ha presentato un disegno di legge per l’istituzione di un Ministero per il Mezzogiorno presso la Presidenza del Consiglio, al fine di coordinare tutte le risorse finanziarie: europee, nazionali, regionali, locali ed indirizzarle verso obiettivi condivisi. Questo disegno di legge sarà ripresentato a settembre. L’idea di un Partito del Sud è, a nostro avviso, da rigettare. Occorre al contrario, e urgentemente, un Partito che finalmente sappia farsi carico dei problemi del Paese, facendo seguire i fatti agli atti. Non c’è nulla di più pericoloso che spingere i disperati a rifugiarsi in luoghi lontani dalla democrazia.